Ni una más – un testo per il teatro

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autoproduzione 2013

Da “Non c’è” a “Ni una más”

Ho scritto “Non c’è” nell’estate del 2010. Ero in Salento, una terra capace di far emergere il meglio di me. Le mie parole migliori nascono lì. Non ho ancora capito perché.
Ho scritto “Non c’è” in un momento di forte, fortissima rabbia.
Credo che la rabbia sia un sentimento sano. Quando si riesce a riconoscerla, a guidarla, a gestirla. La rabbia, per me, sta alla base della forza.
Quando ho scritto “Non c’è” ero, paradosso, stanca delle parole. Ero stanca del pensiero. Ero stanca del ragionamento.
Come tutto quello che scrivo, in un modo o in un altro, “Non c’è” parla dell’annullamento della distanza tra pensiero e azione. Di una sospensione temporanea del tutto che permette al dettaglio, a quel momento e non un altro, di emergere. Al di sopra, al di là.

Parla di due donne. Parla di Luisa, a cui è stato impedito di essere libera. E parla di Cesca. A cui è stato impedito di pensare a Luisa domani. A cui è stato impedito di pensare se stessa, domani.
Parla del tentativo di riportare tutto in equilibrio.

“Non c’è” è la base, e il centro, di “Ni una más”.

Il processo creativo che ha portato alla luce “Ni una más” è stato lungo. E doloroso. E complesso.
Si è trattato di costruire il macro che potesse contenere il dettaglio, il momento.
Parlare di femminicidio, pensarlo, significa scavare, significa spalancare una porta dopo l’altra. Dentro e fuori.
E infiniti, ed estremamente articolati, sono i fattori che concorrono a comporre la complessità che sta alla base, e dentro, e intorno alla violenza sulle donne.
Infinite sono le porte che mi si sono spalancate davanti, investendomi. La testa, lo stomaco. E il cuore.
Scrivere “Ni una más” è stata anche una questione di scelte.

È stato necessario scegliere. Un passo alla volta. 

“Ni una más” parla di nomi. E numeri. E parole.

Nomi che devono essere pronunciati, numeri che devono essere guardati. Parole inesatte che devono essere corrette. E parole, altre, che è necessario pronunciare. Con forza.
“Ni una más” non ha la pretesa, né la presunzione, di essere un testo esaustivo. Non offre una cura, e nemmeno una soluzione. Né tanto meno la soluzione.
“Ni una más” dice, nero su bianco, che c’è un problema. E che questo problema riguarda tutti. E che ci sono cose che devono essere guardate, con coraggio.

“Ni una más” dice, con forza, non una di più.

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n.b. a differenza di tutti gli altri miei testi presenti in questo blog, e sul mio sito, “Ni una más” non è registrato sotto licenza Creative Commons quindi è da considerare “blindato” sotto la normativa vigente sul diritto d’autore.

Se vuoi dirmi o chiedermi qualcosa, se vuoi usare in qualche modo “Ni una más” scrivimi a mia chiocciola blockmia . it e ci facciamo due chiacchiere così magari ti spiego anche perché stavolta non ho usato le licenze CC

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approfondimenti

Ni una más, il blog

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Ni una más, il trailer

Ni una más, foto

Ni una más tumblr


in scena

Ni una más a Verona novembre 2013

Ni una más a Spoleto luglio 2013

Ni una más a Trieste aprile 2013


stampa&Co

Intensa Giovanna Scardoni nel monologo di Mia Parissi

Ni una más in Feltrinelli a Verona

Qualcosa si è rotto, Barbara Romagnoli

Ni una más, un progetto partecipato, Luisa Betti

I teatranti con un sogno nel cassetto

Ni una más su Router, Radio Onda d’Urto

Ni una más, va in scena il femminicidio, Le vocianti

3 pensieri su “Ni una más – un testo per il teatro

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