Christa Wolf [cit. da Cassandra]

Ecco dove accadde. Lei è stata qui. Questi leoni di pietra, ora senza testa, l’hanno fissata. Questa fortezza, una volta inespugnabile, cumulo di pietre ora, fu l’ultima cosa che vide. Un nemico da tempo dimenticato e i secoli, sole, pioggia, vento, l’hanno spianata. Immutato il cielo, un blocco d’azzurro intenso, alto, distante. Vicine, oggi come ieri, le mura ciclopiche che orientano il cammino: verso la porta dal cui fondo non fiotta più sangue. Nelle tenebre. Nel macello. E sola.
Con questo racconto vado nella morte.
Termino qui, impotente, e niente, niente di quello che avrei potuto fare o non fare, volere o pensare, mi avrebbe condotto a una meta diversa. Più profondamente di ogni altro moto dell’animo, più profondamente persino della mia paura, mi impregna, mi corrode, mi avvelena l’indifferenza dei celesti verso noi terreni. Naufragata l’audace impresa di opporre il nostro debole calore alla loro gelidità. Invano – lo so da tempo – tentiamo di sottrarci alle loro violenze.

Christa Wolf, Cassandra

 

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