La ragazza selvaggia – Laura Pugno – (non)recensione

Penso e ripenso a questo libro. Mi torna in mente all’improvviso, mentre faccio altro, leggo altro.
Qualcosa vorrà dire.
Penso e ripenso. Alcuni dettagli si sono, evidentemente, sedimentati da qualche parte.

Il buio delle prime righe. Il buio totale del bosco e il silenzio della neve. Tessa un passo fuori dal container. L’oscurità. Quella che percorre un po’ tutte le pagine di questo romanzo. L’oscurità del passato. L’oscurità dei sentimenti. L’oscurità dei desideri. L’oscurità delle scelte da cui non si torna indietro. L’oscurità di alcuni personaggi. O forse di tutti.
Il bosco, questo bosco che si inselvatichisce, un progetto ambizioso, auspicabile. La natura che si riprende l’abitato.
Ma è davvero possibile? Tornare alla natura. Tornare dalla natura.
I capelli corti di Tessa, i capelli biondi di Nina e Dasha. La coperta grigia. Gli odori. I silenzi. Le espressioni di dolore.
Qualcosa, evidentemente, si è sedimentato da qualche parte. Qualcosa di questo romanzo scritto con un linguaggio quasi rarefatto, eppure puntuale, preciso. La narrazione che non inciampa, mai.
Questo romanzo che sembra restare sempre in superficie, senza affondare mai.

E invece, evidentemente, da qualche parte affonda.

Saranno i dettagli, sicuramente. I dettagli che uno dopo l’altro delineano gli ambienti, definiscono le atmosfere e restituiscono i personaggi. E raccontano una storia, tante storie.
Sarà il bosco, il paese abbandonato, o zia Sagitta. Saranno tutte le donne selvagge di questo romanzo.

O il silenzio di Dasha.

laragazzaselvaggia

Laura Pugno
La ragazza selvaggia
Marsilio
2016
p. 174

Qui la (non)recensione di Sirene, qui il sito di Laura Pugno.