Cecità – incipit – Saramago

Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell’omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell’asfalto, non c’è niente che assomigli meno a una zebra, eppure le chiamano così. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione, avanzando, indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell’aria la frustata. Ormai i pedoni sono passati, ma il segnale di via libera per le macchine tarderà ancora alcuni secondi, c’è chi dice che questo indugio, in apparenza tanto insignificante, se moltiplicato per le migliaia di semafori esistenti nella città e per i successivi cambiamenti dei tre colori di ciascuno, è una delle più significative cause degli ingorghi, o imbottigliamenti, se vogliamo usare il termine corrente, della circolazione automobilistica.
Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev’esserci un problema meccanico, l’acceleratore rotto, la leva del cambio che si è bloccata, o un’avaria nell’impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell’automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il clacson freneticamente. Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l’automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l’uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall’altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco.

Questo è l’incipit di “Cecità” di José Saramago. E niente, è che oggi è il compleanno dei signor Saramago.

E niente, l’avete letto “Cecità”? No?!? Vergogna!

 

19 pensieri su “Cecità – incipit – Saramago

    • Sono uguali , uno era il link al flash player , ma c’è un block per impedire la condivisione , ergo va bene lo stream diretto al podcast
      che ho messo per secondo .
      Grazie per non aver censurato la mia logorroica postazione natalizia.
      La solitudine natalizia fa brutti scherzi, rende megalomani .
      … tra le altre varie cose .

  1. Ah, ok … sospettavo ci fosse una qualche motivazione tecnologica a me sconosciuta, e deve essere per questo blocco che, a differenza degli altri tuoi messaggi, l’ultimo wordpress me lo ha messo in attesa dimostrazione …

    censura? naaaaaa … :-)

  2. ultimo post abusivo dell’anno (ci si chiederà perchè non apri un blog tuo, dannato cuculo? …già )

    ho scoperto questo :

    http://slowforward.wordpress.com/

    SLOWFORWARD _ -fanìe, -costruzioni, spostamenti

    SLOWFORWARD non ha alcuna stabilità o periodicità. Non è una rivista, né – in senso stretto – un esperimento di critica. Non è un blog generalista (e buonista), perché espone i materiali alla lettura ma non al commento. Non è un sito perché non ne ha la tenacia né le ambizioni. Semplicemente, è un riquadro: una specie di telemetro su segmenti di attività di un laboratorio di scrittura, fotografia, disegno e studio.

    Buon Anno Nuovo , bl4ind .

  3. D’antichi temerari viaggiatori

    a rubar la cianotica immagine

    marina e celeste, atavica,

    talvolta tuttora

    lo sguardo sorprendo;

    stregati

    non paghi,

    d’invisibili rotte,

    il nesso dipanano

    inchiodati al gerundio,

    viaggiando.
    [bl4ind]

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